SPORTIVI IN FESTA: pensione anticipata a 62 anni | Se sei pigro aspetta e spera: la scorciatoia che nessuno conosce

Sportivi in festa, ecco cosa succede (Freepik Foto) - www.cosediviaggio.it
Ci sono professioni che lasciano il segno non solo per ciò che producono, ma per ciò che regalano nella terza età.
Ore di impegno, sacrificio fisico, dedizione totale e una passione che spesso diventa uno stile di vita. In molti mestieri, questa intensità è ciò che rende unico il percorso di chi li intraprende.
Nel mondo del lavoro, tuttavia, non tutti i percorsi seguono le stesse regole. Ci sono carriere che iniziano presto e finiscono prima del tempo, perché dettate da limiti fisici o stagioni professionali più brevi. Eppure, proprio queste esperienze racchiudono anni di sforzi e risultati che meritano di essere riconosciuti.
Da tempo si discute su come il sistema previdenziale possa adattarsi a queste realtà particolari. L’obiettivo è trovare un equilibrio tra equità contributiva e valorizzazione del lavoro svolto in condizioni diverse da quelle ordinarie. Non basta contare gli anni di contributi: serve capire che tipo di vita si è spesa per accumularli.
In questo contesto, si sta facendo strada un nuovo modo di intendere la pensione, più flessibile e aderente alla natura del lavoro svolto. Una visione che non si limita ai numeri, ma tiene conto della specificità delle professioni e del tempo in cui vengono esercitate.
Quando la carriera sportiva diventa un passaporto per la pensione
Proprio in questa direzione si muove la nuova misura spiegata da Brocardi.it in un articolo a firma dell’Avv. Lilla Laperuta (03/10/2025). L’INPS, con la circolare n. 127 del 22 settembre 2025, ha infatti riconosciuto che chi lavora nel mondo dello sport — dagli atleti agli allenatori, fino agli arbitri e ai direttori tecnici — svolge un’attività diversa per intensità e durata rispetto alle altre categorie lavorative.
Secondo quanto riportato, il nuovo sistema prevede una riduzione di un anno sull’età pensionabile ogni quattro anni di attività sportiva. In pratica, un atleta con vent’anni di carriera può lasciare il lavoro già a 62 anni anziché a 67. Inoltre, chi ha maturato una pensione pari o superiore a 1.616 euro mensili potrà accedere al trattamento anticipato a 59 anni, godendo così di un vantaggio concreto rispetto al resto dei lavoratori. La riforma — introdotta dal D. Lgs. 36/2021 e aggiornata dal D. Lgs. 163/2022 — amplia la definizione di lavoratore sportivo, includendo non solo gli atleti professionisti ma anche allenatori, istruttori, preparatori atletici, direttori sportivi, giudici di gara e collaboratori che svolgono attività retribuite nel settore. Tutti vengono iscritti al Fondo Pensione dei Lavoratori Sportivi Professionisti (FPSP), gestito direttamente dall’INPS. Come sottolinea Brocardi.it, l’obiettivo è superare la frammentazione tra le precedenti gestioni previdenziali (ex ENPALS, Gestione separata, Fondo lavoratori dipendenti) e offrire una tutela uniforme, che riconosca la natura fisicamente usurante e la durata limitata delle carriere sportive.
Un riconoscimento anche per le lavoratrici madri
Un’attenzione particolare è riservata alle lavoratrici madri. Secondo quanto riportato nella circolare INPS e ripreso da Brocardi.it, queste potranno scegliere se usufruire dello sconto di un anno ogni quattro di attività sportiva oppure di quello previsto dalla Legge 335/1995, pari a quattro mesi per figlio. Una flessibilità che premia non solo la carriera, ma anche il doppio ruolo familiare e professionale.
Questa misura segna un passo decisivo verso una previdenza più giusta e consapevole. Riconosce che nel mondo dello sport il tempo ha un peso diverso, e che ogni anno speso tra allenamenti, competizioni e ruoli tecnici merita di essere valorizzato. Una conquista che, come sottolinea Brocardi.it, unisce diritto, equità e passione sportiva in un’unica direzione: quella del giusto riconoscimento.