Questo TRABOCCO proteso sul mare è bello da mozzare il fiato: perfino D’Annunzio ha perso la testa per questa palafitta a 5 stelle

Questo TRABOCCO proteso sul mare è bello da mozzare il fiato: perfino D’Annunzio ha perso la testa per questa palafitta a 5 stelle

Trabocco sul mare (Depositphotos foto) - www.cosediviaggio.it

Uno splendido angolo sospeso tra cielo e mare che ha ispirato versi poetici e incantato viaggiatori di ogni tempo.

Ci sono posti che appena li vedi ti sembra di averli già sognati, oppure letti in qualche pagina stropicciata di un romanzo lasciato a metà. Ce n’è uno in particolare che ti resta appiccicato alla memoria. Una specie di scultura di legno, spinta sul mare, che si confonde con le onde e il vento. Non è una nave, non è una casa. È un trabocco. E no, non è solo bello: è una specie di magia sospesa sull’acqua.

Queste strutture sembrano strane la prima volta che le vedi ma hanno dietro una logica tutta loro. Anzi, una storia, una cultura. Sono nate per pescare, ma in modo… alternativo. Senza bisogno di salpare, senza sfidare i marosi. I pescatori di una volta si sono inventati un modo per stare sul mare restando sulla terra. Più o meno. Oggi quei trabocchi sembrano quasi creature vive, con le “antenne” tese verso l’infinito.

Ti capita magari di passarci vicino per caso, pedalando lungo la costa o cercando un sentiero per camminare in pace. E all’improvviso te li trovi lì. Giganti di legno e sale, fragili solo all’apparenza. Alcuni sembrano fermi da secoli, altri si muovono piano nel vento, come se stessero ancora aspettando i pesci. E invece oggi aspettano te, turista curioso o viaggiatore distratto.

E poi ci sono quelli restaurati. Quelli rimessi in piedi dopo che il tempo, o il mare stesso, li aveva fatti crollare. Questi sono ancora più affascinanti. Perché non sono più solo strumenti di pesca, ma simboli. Luoghi della memoria, monumenti viventi. E dietro uno di questi trabocchi, c’è una storia pazzesca. C’è anche un poeta di mezzo.

Tra mare, sentieri e un silenzio che parla

Ma questo trabocco non è solo da guardare. Si può visitare, ci si può camminare sopra, ascoltare il rumore del legno sotto i piedi, e quello del mare sotto di te. Intorno ci sono spiagge di ciottoli, sentieri che sembrano rubati a qualche racconto, e un percorso ciclopedonale che un tempo era una ferrovia.

Ora invece è una delle esperienze più suggestive da fare lungo la costa. Insomma, è uno di quei posti che resistono al tempo. Che cambiano senza cambiare. E che raccontano, a modo loro, una storia d’amore tra l’uomo e il mare.

Il trabocco in Abruzzo (Depositphotos foto) - www.cosediviaggio.it
Il trabocco in Abruzzo (Depositphotos foto) – www.cosediviaggio.it

Il profumo del legno e le parole di D’annunzio

Succede tutto a San Vito Chietino, come riporta traboccoturchino.com. Qui, su uno scoglio che guarda dritto verso l’Adriatico, si allunga il trabocco Turchino. Il nome è già una poesia. Ed è proprio qui che Gabriele D’Annunzio, in uno dei suoi momenti più ispirati (o malinconici?), lo descrive come una “strana macchina da pesca”, simile a un gigantesco ragno fatto di legno. Non è un caso: era uno dei suoi luoghi preferiti, tanto da finirci dentro ne “Il Trionfo della Morte”: “Dall’estrema punta del promontorio destro, sopra un gruppo di scogli, si protendeva un trabocco, una strana macchina da pesca, tutta composta di tavole e di travi, simile a un ragno colossale“.

Il trabocco, oggi, è aperto al pubblico e curato dal Comune, che ne ha protetto la struttura con attenzione quasi artigianale. Dopo un brutto crollo nel 2014, è stato completamente ricostruito – non a caso, eh, proprio per mantenere intatta la sua anima originale. Ed è diventato uno dei luoghi più fotografati, raccontati, cercati. Anzi, nel 2018 è stato anche proposto al FAI per il censimento dei “Luoghi del Cuore”. Risultato? Primo in Abruzzo, 14° in tutta Italia.