Questa città siciliana sfida il genio di Leonardo Da Vinci: nel cuore della Val di Noto, il borgo disegnato con il compasso

Una sfida urbana (commons.wikimedia.org/fabcan) - www.cosediviaggio.it
Un progetto urbanistico, una piazza come simbolo di rinascita e un disegno geometrico che sfida la normalità.
In un paese come l’Italia, che vanta una delle tradizioni urbanistiche e architettoniche più intricate e stratificate a livello mondiale, l’aspetto delle città spesso racconta molto più di quanto si possa pensare.
Le configurazioni degli spazi urbani rivelano concetti politici, visioni religiose o semplicemente la necessità di una rinascita dopo eventi devastanti.
Ogni volta che ci si imbatte in un tessuto urbano unico, si sente il desiderio di scoprire un significato più profondo, una logica simbolica o addirittura una sfida alle normative comuni.
Alcuni villaggi italiani sembrano davvero uscire da un trattato di geometria del Rinascimento, dove la bellezza emerge da una simmetria perfetta e da un’idea innovativa.
Una sfida geometrica
È proprio in questi contesti che la linea di demarcazione tra utopia e città concreta diventa sottile, trasformando la pianificazione di una piazza in un progetto sociale e di esistenza. Come ci narra il portale dedicato alla Val di Noto, Grammichele fu fondata nel 1693 dal Principe Carlo Maria Carafa Branciforti, che incaricò Michele da Ferla di realizzare un’idea decisamente innovativa: progettare una città con una pianta esagonale, un simbolo perfetto impresso nel cuore della Sicilia.
Non si trattava solamente di edificare un nuovo centro abitato dopo il terremoto che aveva distrutto la vicina Occhiolà, ma di offrire ai sopravvissuti un luogo dove vivere con dignità. La visione del Principe era talmente forte che, solo tre mesi dopo la tragedia, desiderò già porre la prima pietra. E sebbene egli passò a miglior vita due anni più tardi e non poté più tornare, la sua statua ancora adesso risalta nella piazza principale della città a titolo commemorativo.
La città esagonale
Oggi, Grammichele è conosciuta come “la città dell’esagono” e si caratterizza per l’armonia tra l’urbanistica e i monumenti. Sulla sua piazza centrale si trovano di fronte il Palazzo Comunale, progettato dall’architetto Carlo Sada, e la Chiesa Madre con la sua facciata barocca. L’elemento centrale è il sole, evidenziato da un orologio solare, circondato da sei meridiane che si diramano verso le piazzette sui lati, creando così l’esagono nella realtà.
A due chilometri da qui, si trovano le rovine dell’antica Occhiolà, che oggi ospitano un Parco Archeologico visitabile su prenotazione, dove affiorano reperti risalenti fino alla fine dell’età del bronzo. Qui è stato scoperto un presepe in terracotta, attualmente conservato nel Museo Civico. La tavola di ardesia incisa da Michele da Ferla, custodita nello stesso museo, documenta il momento preciso in cui quel sogno urbanistico si trasformò nella realtà odierna di cui godiamo.