La chiamano la “città che muore”: è la SILENT HILL italiana sospesa nel vuoto | Arroccata su una rupe che perde pezzi… e turisti

La chiamano la “città che muore”: è la SILENT HILL italiana sospesa nel vuoto | Arroccata su una rupe che perde pezzi… e turisti

Come Silent Hill (depositphotos.com) -www.cosediviaggio.it

Un borgo sospeso letteralmente tra cielo e terra: ecco la “città che muore”, che ammalia come un sogno fragile. 

Certi posti sembrano più radicati nella memoria condivisa che segnati sulle mappe. Una memoria letteralmente “silenziosa”.

Si ergono in equilibrio tra lo scorrere del tempo e la forza della natura, quasi sfidando ogni logica terrena, come le anime del fiume Stige.

Città atemporali, immerse nel silenzio, a volte quasi spettrali, che custodiscono il fardello della storia e la precarietà dell’esistenza.

In Italia, esiste un borgo che racchiude in sé tutto questo: un luogo avvolto da brume mattutine e quiete profonda, abbarbicato su una rupe che si disgrega lentamente, come in una narrazione sospesa tra realtà e finzione cinematografica.

La città che “muore”

Nel cuore pulsante della Tuscia Laziale, Civita di Bagnoregio è conosciuta con un appellativo tanto evocativo quanto inquietante: “la città che sta morendo”, ovvero una Silent Hill italiana. Come riporta il sito ufficiale dedicata alla città, situata nel territorio comunale di Bagnoregio, nella suggestiva cornice della Valle dei Calanchi, questa antica frazione si erge su uno sperone tufaceo instabile, da secoli soggetto all’azione erosiva di pioggia, vento e frane.

Collegata al resto del territorio unicamente da una lunga passerella pedonale in cemento, Civita si rivela agli occhi di chi la visita come una gemma preziosa sospesa nel nulla. La sua posizione strategica, tra il Tevere e il Lago di Bolsena, si è rivelata nel tempo una fragilità, esponendola a terremoti, smottamenti e all’azione corrosiva del tempo su quel colle di tufo. Da qui il suo soprannome, velato di malinconia ma intriso di romanticismo.

Via a Bagnoregio
Un borgo da dipinto (depositphotos) – www.cosediviaggio.it

Una narrazione bellissima

Il colpo d’occhio, appena entrati in città, è degno di una narrazione letteraria: varcata la Porta di Santa Maria, vegliata da leoni scolpiti a memoria della lotta contro i Monaldeschi, si è subito avvolti da vicoli stretti, archi in pietra, balconi fioriti e vedute spettacolari sulla Valle dei Calanchi. Al centro del borgo si erge la Chiesa di San Donato, semplice ma ricca di storia: al suo interno è custodito un crocifisso ligneo del XV secolo e si respira un’atmosfera di spiritualità difficile da ritrovare altrove.

Passeggiando tra le case in pietra e le botteghe artigiane, si comprende che Civita non è solo uno scenario da immortalare: qui nacque San Bonaventura, figura di spicco della filosofia medievale; inoltre, il Museo Geologico e delle Frane aiuta a comprendere la fragilità e la preziosità di Civita. Durante l’anno, hanno luogo vari eventi: la Festa della Castagna; il Palio della Tonna; le corse degli asini e il festival estivo Civit’Arte.