Smartphone solo 2 ore al giorno, ed è VIETATO dopo le 21:00: scatta il coprifuoco digitale | La folle ordinanza è già realtà

Smartphone solo 2 ore al giorno, ed è VIETATO dopo le 21:00: scatta il coprifuoco digitale | La folle ordinanza è già realtà

Utilizzo del cellulare, scatta il limite (Freepik Foto) - www.cosediviaggio.it

Viviamo in un’epoca in cui lo smartphone è diventato una seconda pelle… ma se il suo uso fosse limitato per legge?

Ci accompagna dal risveglio al sonno, passando per chat, notifiche, video e mille distrazioni che riempiono il tempo… mentre ci svuotano la testa. È il compagno che non ci lascia mai soli, ma che spesso ci lascia senza spazio per noi stessi.

Negli ultimi anni, psicologi, genitori e perfino datori di lavoro hanno iniziato a chiedersi: quando è troppo? Esiste un limite oltre il quale il digitale smette di essere uno strumento e diventa una gabbia? La risposta è ovvia per molti, ma difficile da mettere in pratica.

In tutto il mondo nascono iniziative per il cosiddetto “detox digitale”: weekend senza Wi-Fi, scuole che vietano i cellulari, app che misurano il tempo passato davanti allo schermo. Eppure, la tentazione resta forte. Perché ammettiamolo: il suono di una notifica dà una scarica di dopamina più rapida di una tazza di caffè.

Ma c’è chi, stanco di vedere la propria città trasformarsi in un esercito di zombie con il telefono in mano, ha deciso di dire basta. E lo ha fatto sul serio, non solo a parole. È successo in Giappone, dove un sindaco ha scelto di “spegnere” — almeno simbolicamente — i suoi cittadini.

Toyoake, la città che dice “ok, basta scrollare”

Come racconta Il Milanese Imbruttito in un articolo di Daniela Faggion pubblicato l’8 ottobre 2025, la cittadina giapponese di Toyoake, nella prefettura di Aichi, ha introdotto un vero e proprio coprifuoco digitale. Il sindaco Masafumi Koki ha emanato delle linee guida che invitano tutti i residenti a non superare le due ore al giorno di uso ricreativo dello smartphone, e a spegnerlo dopo le 21 per i più piccoli — o dopo le 22 per gli adolescenti delle scuole superiori.

Niente multe, niente controlli, nessun poliziotto del Wi-Fi. È tutto su base volontaria, come precisa lo stesso articolo: un “consiglio vivissimo”, non una punizione. Ma l’intento è chiaro: incoraggiare le famiglie a riscoprire la conversazione, il tempo libero, persino il silenzio. Il sindaco, racconta Il Milanese Imbruttito, l’ha sintetizzato così: “Basta zombie col telefono in mano!”.

Persona al cellulare
Smartphone, scatta il limite, ecco dove (Freepik Foto) – www.cosediviaggio.it

Un esperimento sociale travestito da consiglio

L’iniziativa di Toyoake è la prima del genere in Giappone a coinvolgere l’intera popolazione, non solo i minori. Secondo i dati riportati dalla testata milanese, i giovani nipponici trascorrono oltre cinque ore al giorno online, un tempo che — per gli adulti — si riduce solo di poco. Da qui l’idea di un gesto simbolico, più educativo che coercitivo: un invito a “staccare” per riattaccarsi alla realtà. C’è chi lo considera un colpo di genio, chi una follia liberticida. Alcuni cittadini lo vedono come un esperimento interessante, altri come un’utopia digitale destinata a fallire. Ma, come spesso accade in Giappone, il senso sta nel rituale: stabilire una regola per ricordarsi che si può anche infrangerla, purché lo si faccia con consapevolezza.

Nel Paese dove i treni arrivano al secondo e i distributori automatici vendono quasi tutto, la disciplina è una forma d’arte. Eppure, anche lì, la tecnologia è diventata un’ombra ingombrante. Toyoake non cambierà il mondo, ma forse ci costringerà a guardarlo in faccia — senza filtro, senza like, senza luce blu. Magari anche da noi servirebbe un “coprifuoco digitale”. Non per punire, ma per respirare. Per tornare a cenare senza uno schermo tra noi e il piatto, per riscoprire la noia, il silenzio, la lentezza. E per capire che la vera connessione, a volte, è quella che non ha bisogno di Wi-Fi.