Allarme PFAS nel PANE, ti stai avvelenando giorno dopo giorno | Le analisi gelano i ricercatori: “È scioccante”

Allerta! (canva.com) - www.cosediviaggio.it
Allerta: PFAS rinvenuti in cibi di consumo quotidiano come pane e pasta. Crescono le incertezze sulla sicurezza dei nostri alimenti.
Le sostanze conosciute come PFAS, abbreviazione di sostanze per- e polifluoroalchiliche, costituiscono una minaccia temibile e quasi invisibile che ha invaso ogni angolo del nostro pianeta.
Definite, per tradurlo in soldoni, “sostanze chimiche eterne” per la loro incredibile persistenza nell’ambiente, non si degradano e si accumulano negli ecosistemi e nelle forme di vita.
Un’indagine di Greenpeace aveva mostrato che il 79% dell’acqua potabile in Italia è risultata contaminata da PFAS, con un problema che non si limita a specifiche aree industriali, ma coinvolge gran parte del territorio nazionale.
L’acido trifluoroacetico (TFA), sottoprodotto di questi composti, è stato individuato nel 40% dei campioni analizzati. Questi dati preoccupanti indicano che il problema è già presente e che la contaminazione è diffusa, toccando le fonti d’acqua che giungono nelle nostre case. La preoccupazione più grave, però, è che questo inquinamento stia entrando anche nei nostri pasti, attraverso gli alimenti che consumiamo quotidianamente.
Lo studio allarmante
Secondo quanto riportato da Green Me, un nuovo studio di GLOBAL 2000 (membro della rete PAN Europe) avrebbe riscontrato la presenza del suddetto prodotto di degradazione dei pesticidi PFAS, ovvero l’acido trifluoroacetico, in alimenti come pane, pasta e cereali da colazione. La ricerca ha preso in esame 48 prodotti a base di cereali acquistati sul mercato, e il risultato è stato lampante: tutti, ma proprio tutti, i campioni contenevano TFA, con concentrazioni che variavano dai 13 µg/kg fino a 420 µg/kg nei biscotti tradizionali!
Tali concentrazioni superano di 100 a 1. 000 volte quelle già alte riscontrate nelle acque piovane e potabili. Riguardo a questi risultati, i ricercatori non hanno fatto giri di parole. “Questo studio è scioccante, ma non sorprende chi studia il fenomeno,” avrebbe dichiarato il professor Hans Peter Arp, chimico ambientale. “Stiamo superando i limiti planetari“, ha aggiunto ulteriormente.
Ulteriori differenze
Lo studio ha anche messo in evidenza una differenza notevole fra prodotti convenzionali e biologici, con i primi che presentano livelli medi di TFA più di tre volte superiori. Tuttavia, anche i campioni biologici hanno rivelato un grado di contaminazione significativo, evidenziando l’ampiezza del problema.
Sebbene la ricerca sia stata condotta in Austria (l’area effettivamente colpita da questa problematica), la situazione in Italia non va sottovalutata. Le analisi sistematiche sulla presenza di TFA nei nostri alimenti sono ancora insufficienti, ma è chiaro che il problema esiste. Il TFA, avendo una maggiore solubilità e volatilità rispetto ad altri PFAS, può spostarsi più lontano e contaminare i terreni agricoli, trovando inevitabilmente la sua strada nel cibo che consumiamo; un rischio che non possiamo permetterci di correre.