La PORTA dell’INFERNO esiste davvero, ed è più vicina di quanto immagini | A tuo rischio e pericolo: solo fiamme e raffiche infuocate

La PORTA dell’INFERNO esiste davvero, ed è più vicina di quanto immagini | A tuo rischio e pericolo: solo fiamme e raffiche infuocate

Illustrazione della Porta dell'Inferno (Canva FOTO) - cosediviaggio.it

Questo luogo è davvero “infernale”, e le fiamme sono reali e non una finzione. MA è un luogo potenzialmente pericoloso!

Ci sono posti nel mondo che non sono solo paesaggi: sono simboli. Luoghi che, nel tempo, sono stati associati al paradiso, all’inferno o ad altri mondi ultraterreni. A volte per la loro bellezza mozzafiato, altre per la loro natura inquietante.

Il “paradiso terrestre” viene spesso evocato davanti a spiagge tropicali, isole remote o foreste vergini. Ma anche certe vette innevate o villaggi sospesi tra le nuvole hanno ispirato visioni di pace e perfezione, quasi fuori dal tempo.

All’opposto, ci sono spazi oscuri che evocano l’inferno: crateri attivi, miniere abbandonate, deserti incandescenti o città devastate. Ambienti estremi, dove l’uomo fatica a sopravvivere, e che spesso la cultura popolare ha trasformato in simboli del male o della dannazione.

E poi ci sono i “confini”: grotte, abissi, montagne sacre, considerati varchi tra mondi, soglie tra la vita e l’aldilà. In questi luoghi – reali, non immaginari – il mito e la geografia si fondono, lasciando spazio a leggende, riti e racconti senza tempo.

Un luogo… particolare

Ci sono luoghi che sembrano usciti da una leggenda, ma esistono davvero. In Turkmenistan, in mezzo al deserto del Karakum, si apre una voragine che di notte illumina la sabbia come se qualcuno avesse acceso l’inferno. Nessuna metafora: un cratere di fuoco, vivo e pulsante, noto a tutti come la Porta dell’Inferno. Si chiama così non perché faccia paura, ma perché da decenni non smette di bruciare.

Come riportato da Territori Asia, la storia comincia nel 1971, quando un gruppo di geologi sovietici, mentre esplorava il sottosuolo alla ricerca di gas naturale, provocò per sbaglio il collasso di una camera sotterranea. Per evitare che il metano si diffondesse nell’aria, decisero di dare fuoco al cratere. Avrebbe dovuto spegnersi nel giro di pochi giorni… ma da allora le fiamme non si sono mai fermate.

Illustrazione delle fiamme della Porta dell'Inferno (Canva FOTO) - cosediviaggio.it
Illustrazione delle fiamme della Porta dell’Inferno (Canva FOTO) – cosediviaggio.it

Tra scienza, mistero e turismo da frontiera

Come riportato da Territori Asia, il cratere ha un diametro che si aggira intorno ai 60–70 metri, con una profondità di circa 30 metri. Di notte si vede a chilometri di distanza, come un faro acceso nel nulla. La temperatura? Supera facilmente i 1.000 gradi Celsius, tanto che qualcuno l’ha ribattezzato “Shining of Karakum”, il faro infuocato del deserto. 

Eppure, qualcosa è cambiato. Nel 2025, le autorità turkmene hanno comunicato che le fiamme si sono affievolite in modo sensibile: il gas si sta esaurendo, e le emissioni si sono ridotte di oltre tre volte. Nel frattempo, il cratere è diventato anche un richiamo turistico e dal punto di vista scientifico. Nel 2013, ad esempio, l’esploratore George Kourounis si calò nel cratere indossando una tuta in Kevlar per raccogliere campioni alla ricerca di microorganismi estremofili.