La Sardegna NON è solo mare | Questo BORGO FANTASMA ne è la prova, la sua storia è veramente agghiacciante

La Sardegna NON è solo mare | Questo BORGO FANTASMA ne è la prova, la sua storia è veramente agghiacciante

Non solo spiagge cristalline: un viaggio nell’entroterra più oscuro e dimenticato della Sardegna nel borgo fantasma.

Chi conosce la Sardegna solo per il suo mare trasparente e le spiagge incontaminate difficilmente immagina che, a pochi chilometri dalla costa, si celino storie di luoghi dimenticati, travolti non dal tempo, ma dalla forza spietata della natura. Incastonati tra i monti dell’Ogliastra, certi sentieri sembrano condurre non solo lontano dalla civiltà, ma anche fuori dal tempo.

È qui che si respira un’atmosfera diversa. Le pietre, le ombre, il vento: ogni elemento sussurra qualcosa a chi si avventura lungo queste strade solitarie. Lontani dai riflettori e dai flussi turistici estivi, certi borghi dell’entroterra sardo conservano intatto il peso di una memoria mai sepolta. Chi arriva non cerca il comfort, ma il mistero.

C’è un fascino crudele nei paesi abbandonati. Sono luoghi che sembrano trattenere l’eco di voci svanite, di vite sospese, di decisioni drastiche imposte dalla sopravvivenza. In alcuni casi, si tratta di scelte imposte dalla geologia più che dalla storia. In altri, la linea tra mito e realtà si fa sottile, avvolgendo tutto in una foschia suggestiva.

Nel cuore della Sardegna, un luogo in particolare custodisce una storia drammatica e mozzafiato, capace di colpire chiunque vi si avventuri. Non è facile trovarlo per caso: bisogna volerlo scoprire, cercarlo, attraversare salite impervie e lasciarsi alle spalle la costa. Ma quando ci si arriva, è impossibile restare indifferenti.

Il peso della natura e la fine di un’epoca

Gairo Vecchio è uno dei borghi fantasma più noti della Sardegna. Come racconta Cuore della Sardegna, la sua storia inizia tra la fine dell’Ottocento e il secolo successivo, quando frane e smottamenti continui minano la stabilità dell’intero abitato. Ma è il 1951 l’anno che segna la fine definitiva del paese, spazzato via da un’alluvione devastante che obbliga gli abitanti a fuggire, lasciando tutto alle spalle.

In seguito alla distruzione, il paese si spezza in tre anime distinte: Gairo Sant’Elena, il nuovo centro urbano nato a monte; Taquisara, villaggio immerso nei boschi, e Cardedu, oggi comune indipendente sulla costa. Intanto, Gairo Vecchio rimane lì, silenzioso e immobile, con le sue case in pietra sventrate, le strade deserte e un’atmosfera che non si dimentica. Un testimone muto, ma potente, della forza della natura e della fragilità umana.

Gairo Vecchio
Foto di Gairo Vecchio, borgo della Sardegna (Wikipedia Tiuliano) – www.cosediviaggio.it

tra silenzi sospesi e memorie in rovina

Passeggiare oggi tra i vicoli di Gairo Vecchio significa immergersi in un paesaggio immobile, dove ogni dettaglio sembra raccontare un frammento di vita interrotta. Le facciate scrostate, i portoni aperti su stanze vuote, le scale che non portano più da nessuna parte: tutto sembra bloccato in un’istantanea sospesa nel tempo.

Il silenzio è assoluto, rotto solo dal fruscio del vento tra gli alberi e dai passi dei visitatori che osano addentrarsi tra queste rovine cariche di memoria.