Ma quale Toscana, il vero BORGO DI DANTE si trova in Umbria | Le mura lo evidenziano, qui tutto è cultura

Ma quale Toscana, il vero BORGO DI DANTE si trova in Umbria | Le mura lo evidenziano, qui tutto è cultura

Il borgo di dante è in umbria,non in Toscana (Wikimedia Commons) - www.cosediviaggio.it

Ogni regione d’Italia custodisce borghi silenziosi che sfuggono alle rotte del turismo di massa.

Luoghi in cui la storia non si espone, ma si lascia intuire tra un portale scolpito e una piazza rimasta intatta. In questi spazi sospesi, il passato convive con il presente senza bisogno di effetti speciali.

Ci sono borghi dove le mura parlano con discrezione, ma chi sa ascoltare scopre racconti antichi, nobili casate, tensioni religiose, rinascimento scientifico. Spesso, sono nomi poco noti al grande pubblico, eppure custodiscono storie che sfiorano le più alte vette della cultura italiana.

Nel cuore dell’Umbria, tra boschi, colline e silenzi, uno di questi centri si distingue per la sua capacità di sorprendere. Non per la dimensione, non per il turismo, ma per un nome che compare in una delle opere più studiate e amate al mondo.

Un nome che Dante Alighieri ha deciso di incidere nella sua Commedia. Non una citazione di passaggio, ma un riferimento preciso, ponderato, con implicazioni teologiche e politiche.

Il nome inciso nella Commedia

È nel Paradiso, canto XII, che Dante introduce un riferimento diretto al borgo di Acquasparta, legandolo alla figura del cardinale Matteo d’Acquasparta, frate francescano e teologo vissuto nel XIII secolo. Uomo influente e discusso, tanto da diventare simbolo – agli occhi di Dante – delle tensioni interne all’ordine francescano e, più in generale, alla Chiesa del tempo.

La menzione è netta, scolpita in versi che pongono Acquasparta accanto ad altri luoghi simbolo dell’eresia e della corruzione dottrinale:“L’un con sì fatto, e l’altro con negarlo, / pensò che fosser salvi, i frati, / il cardinal d’Acquasparta e i suoi contrari.” (Paradiso, XII). Non è un caso isolato. Lo stesso borgo viene richiamato più avanti, questa volta nel contesto dei falsi e delle favole dottrinali:Non ha Fiorenza tanti Lapi e Bindi / quante sì fatte favole per anno / in Acquasparta e in Casentino intrandi.” Il dato è dunque storico, letterario, documentato: Dante conosce Acquasparta, ne riconosce il ruolo nei dibattiti culturali e religiosi del suo tempo, e lo inserisce nella sua opera massima.

Borgo
Il borgo di Acquasparta è un luogo magico (Wikimedia Commons)- www.cosediviaggio.it

Un borgo tra scienza, fede e poesia

Oggi Acquasparta, in provincia di Terni, è un piccolo centro che conserva intatta la propria identità architettonica e culturale. Il suo fulcro è Palazzo Cesi, sede nei secoli passati di una delle famiglie più colte del Rinascimento italiano. Proprio qui nacque nel 1603 l’Accademia dei Lincei, fondata da Federico Cesi, scienziato e mecenate che avrebbe accolto tra i membri anche Galileo Galilei.

La presenza di Matteo d’Acquasparta e il suo ruolo nel dibattito teologico del XIII secolo confermano quanto questo borgo sia stato, nei secoli, un nodo cruciale di saperi, tra religione, scienza e pensiero critico. Non è solo un dettaglio poetico, ma una testimonianza concreta: il nome di Acquasparta risuona nella Divina Commedia perché, nel Medioevo, era luogo di elaborazione culturale, punto di riferimento per ordini religiosi e intellettuali.