Immerso nei boschi del Casentino si erge il BOSCO DELLE FATE | Aurora e Cenerentola sarebbero a loro agio

Immerso nei boschi del Casentino si erge il BOSCO DELLE FATE | Aurora e Cenerentola sarebbero a loro agio

Persi tra i boschi (commons.wikimedia.org/LigaDue) - www.cosediviaggio.it

Un borgo di pietra e silenzio, abitato dai discendenti dei Còrsi e avvolto da una storia millenaria che si percepisce ancora oggi.

Tra le pieghe nascoste delle montagne, dove i boschi sembrano conversare silenziosamente con il cielo e i torrenti intonano melodie di epoche passate, si erge un borgo che pare uscito da una fiaba senza tempo.

Chi lo visita per la prima volta avverte subito un senso di sospensione, quasi surreale, come se le pietre che disegnano i suoi vicoli custodissero il segreto di una memoria più profonda.

In questo angolo remoto del Casentino, il tempo sembra rallentare, permettendo alla bellezza di posarsi ovunque: sui tetti in lastre scure, sulle facciate consumate dal vento.

Qui, senza nemmeno stupirsi, potrebbero aggirarsi creature leggendarie: l’Aurora addormentata tra i faggi, Cenerentola che passeggia sul selciato.

Tra il reale e l’incanto

Questo borgo è uno dei più suggestivi della Toscana, un paese verticale costruito in pietra locale e circondato da castagneti secolari. Conosciuto come il “borgo del silenzio”, questo titolo non è solo poetico; la calma che lo avvolge possiede una densità quasi tangibile, capace di penetrare nell’anima e invitare a rallentare. Raggiolo conserva un’anima antica, testimoniata da documenti che ne attestano l’esistenza fin dal VII secolo, quando fu fondato dai Longobardi.

Nel 1440, come indicato sul portale ufficiale della città, il castello fu distrutto da Niccolò Piccinino, portando quasi all’estinzione della popolazione. Sembrava che Raggiolo fosse destinato a scomparire, ma nel Cinquecento, grazie all’arrivo di una colonia di Còrsi, pastori transumanti provenienti dalla Maremma, conobbe una nuova vita. Questi nuovi abitanti si insediarono stabilmente nel borgo, donandogli una nuova anima, e creando un’identità ibrida, distintiva e orgogliosa, che perdura ancora oggi nella memoria collettiva. I Còrsi non apportarono solo pecore e dialetti, ma anche una cultura resiliente, profondamente legata alla terra.

piazza di raggiolo
Un’identità ibrida (commons.wikimedia.org/Terragio67) – www.cosediviaggio.it

Natura di ieri e di oggi

Il legame con il paesaggio è, dunque, una delle chiavi per comprendere Raggiolo. Il bosco non è solo un semplice sfondo, ma un protagonista della sua storia economica e sociale. Come indicato sul portale ufficiale, il castagno, piantato sistematicamente sin dal Medioevo, ha modellato la vita del borgo, diventando simbolo di sopravvivenza e orgoglio agricolo.

La “raggiolana”, varietà autoctona selezionata dai Conti Guidi, continua a portare il nome del paese, celebrata ogni autunno in una festa che è un autentico rito e una memoria collettiva. Il carbone, la pastorizia e la coltivazione della castagna hanno rappresentato per secoli la triade produttiva di una comunità che ha imparato a trarre vita da un territorio impervio.